ARCHIVIO RASSEGNE
23 Maggio 2019

Morì 71 anni fa, il Dna conferma: “Ha un figlio e l’eredità gli spetta”.

Venezia, 84enne vuole i beni del padre deceduto nel ’48. La Cassazione gli dà ragione.

La storia di Angelo Lizier, veneziano di 84 anni, ha dell’incredibile. Nacque dalla relazione tra un ricco spedizioniere del Padovano, Nicolò Salmini, classe 1894, e Maria Lizier, un’impiegata del catasto. «Si conobbero in spiaggia», ricorda l’anziano che, però, non ha mai potuto chiamare quell’uomo «papà».
«Salmini - si legge nella sentenza pubblicata martedì - morì a Padova il 6 marzo 1948, scapolo e senza prole legittima». Il commerciante non solo si era sempre rifiutato di riconoscere il figlio (pur pagando le spese della levatrice e contribuendo, per un po’, al suo mantenimento) ma proprio per quel bimbo finì al centro di uno scandalo giudiziario in piena Italia fascista: nel 1939 Salmini fu processato per aver tentato di costringere l’amante ad abortire. L’accusa era di istigazione a interrompere la gravidanza, ma se la cavò con una assoluzione «per la sola ragione - ha ricostruito la Cassazione - che il giudice ritenne inidoneo il mezzo con il quale aveva sollecitato Maria Lizier all’aborto».
L’avvocato Enrico Cornelio, che ha seguito la lunga causa ereditaria, racconta che «nella sua condizione di figlio illegittimo, il mio cliente fu costretto a crescere senza un padre e in estrema povertà».
Morto nell’immediato Dopoguerra, il ricco spedizioniere nominò infatti come sua unica erede la sorella, lasciandole diversi appartamenti in centro storico a Venezia che oggi, con i prezzi raggiunti dal mercato immobiliare, potrebbero valere milioni di euro.
Da allora iniziò la battaglia di Maria Lizier (scomparsa nel 1993) e del figlio per veder riconosciuta la paternità.
«Finalmente nel 2009 è stata riesumata la salma di Nicolò Salmini - racconta il legale - e il test del Dna ha confermato che, senza alcun dubbio, è il padre biologico del mio cliente». Nel frattempo era partita anche la causa per dichiarare Angelo Lizier erede legittimo del genitore. Nel 2016 la prima vittoria in aula: il tribunale di Venezia revoca il testamento col quale il commerciante lasciava alla sorella tutti i beni (oggi nelle mani dei nipoti) e nomina «Angelo Lizier quale unico erede legittimo». Fatta giustizia? Macché. Nel 2018 la doccia fredda: la Corte d’appello di Venezia annulla la decisione sostenendo che, quando Salmini si trovava in punto di morte, sapeva perfettamente di avere un figlio e quindi scelse consapevolmente di non dichiararlo suo erede.
L’ultima parola, però, l’ha messa la Cassazione che ora ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Cornelio, cassando la precedente sentenza e rinviando tutto al tribunale di secondo grado, che (salvo improbabili colpi di scena) dovrà quindi attribuire all’ormai 84enne Angelo i beni che furono del suo padre biologico. La revocazione del testamento «per sopravvenienza di figli - scrive infatti la Suprema corte - ha un fondamento oggettivo, riconducibile alla modificazione della situazione familiare rispetto a quella esistente al momento in cui il defunto ha disposto dei suoi beni». Una «modifica» che non si manifesta «solo quando il testatore riconosca un figlio ma anche quando venga esperita nei suoi confronti l’azione di accertamento della filiazione». È il caso di Lizier , che così, a oltre 70 anni dalla morte del genitore, ha vinto la sua battaglia. «Certo che sono soddisfatto - si limita a commentare l’anziano - ho sempre saputo che lui era mio padre».
In qualche modo questa sentenza gli permette di chiudere i conti con un doloroso passato: quand’era un bambino non ha potuto avere l’amore di quell’uomo. Ora, almeno, avrà i suoi appartamenti.