Cinquant’anni fa, dopo una trasfusione in ospedale, ricevette una diagnosi che le avrebbe cambiato la vita: epatite, poi degenerata in cirrosi epatica e quindi un epatocarcinoma, che quattordici anni fa la uccisero. Ora, dopo mezzo secolo, una sentenza della corte d’Appello di Venezia ritocca quanto stabilito anni fa in Cassazione e fissa un risarcimento di quasi 600 mila euro per i parenti della donna, soldi che dovranno arrivare dalle casse del Comune di Venezia. Poco importa, infatti, che siano passati oltre quarant’anni da quando la gestione sanitaria è passata in capo alle Regioni, all’epoca dei fatti l’ospedale lagunare era responsabilità di Ca’ Farsetti e quindi oggi spetta all’amministrazione cittadina ripagare marito, sorella, figli e nipoti della perdita. Nonché saldare le spese legali – quasi altri cinquantamila euro – mettendo in fila tutti i gradi di giudizio.
Tutto inizia nel 1972, quando la donna viene ricoverata agli ospedali civili riuniti per partorire: le complicazioni richiedono una trasfusione e la sacca che riceve è infetta. Ma lo scoprirà solo tre anni dopo, quando le verrà diagnosticata l’epatite, anche se all’epoca non c’era alcuna conferma della correlazione tra il sangue ricevuto in ospedale e la malattia. Arriverà solo nel 1992, dopo una serie di perizie specifiche. La signora si spegnerà nel 2009, stroncata da epatocarcinoma a sessant’anni, e a quel punto inizia la battaglia legale della famiglia, assistita dall’avvocato Enrico Cornelio.
E battaglia è stata davvero: il primo e il secondo grado di giudizio, infatti, avevano sì confermato la responsabilità del Comune, ma avevano anche posto la prescrizione sulla condanna, visti i tanti anni trascorsi. Ecco allora che, assieme alle impugnazioni dell’avvocato della famiglia, sono servite anche le perizia per chiarire come la donna abbia saputo per certo l’origine della sua malattia solo molto dopo averla contratta.
A questo punto il risarcimento, inizialmente proposto a 25 mila euro a testa, è andato aumentandolo, visto che non è stato calcolato solo il danno per la morte della donna, ma anche quello vissuto per i quarant’anni di malattia. Alla sorella andranno quindi 23.740 euro, agli altri familiari 559.417, da dividersi in parti uguali tra tutti loro.