Aveva lavorato tra le banchine del Porto di Venezia tra il 1964 e il 1987 e aveva inalato le letali fibre di amianto, sbarcate a sacchi dalle navi per poi essere usate nella coibentazione.
Per questo lui, come peraltro altri due suoi fratelli che avevano lavorato lì, è morto di mesotelioma pleurico, il classico “tumore da amianto”, nel 2016.
Ora però la famiglia ha ottenuto un risarcimento di un milione di euro dal giudice civile Silvia Franzoso.
La famiglia dell’uomo, morto a 76 anni, aveva già ottenuto circa 250 mila euro per i danni della sofferenza di quanto era in vita.
Ora però, su ricorso dell’avvocato Enrico Cornelio, il tribunale ha risarcito 300 mila euro alla moglie, 185 mila per ognuna delle due figlie, 80 mila al fratello (anche lui ex portuale), 50 mila per le due sorelle e 30 mila a testa per i tre nipoti.
Proprio la situazione del fratello è stata molto particolare.
“Il giudice ha tenuto conto della situazione psicologica che lo ha colpito”, dice Cornelio.