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03 Ottobre 2024

CVM Cloruro Vinilmonomero - Studio Legale Cornelio - Risarcimento anche ai fratelli di un operaio vittima del CVM

La Nuova Venezia
Muore di cancro da Cvm risarciti i fratelli: aveva fatto loro da padre.
Morti da lavoro. Non solo per aver inalato fibre di amianto negli anni in cui la sicurezza sui posti di lavoro era l’ultimo dei problemi, ma anche per un tumore letale per aver respirato l’altrettanto pericoloso Cvm. Morti che hanno lasciato moglie, che a distanza di anni - e dopo lunghe battaglie giudiziarie - ora vedono riconosciuto il diritto ad un risarcimento anche per il legame affettivo lacerato per sempre.
Così la Corte d’Appello di Venezia, con una sentenza del 30 settembre - racconta l’avvocato Enrico Cornelio, che ha patrocinato la causa per i familiari - «ha riformato totalmente la sentenza di primo grado del Tribunale, che aveva rigettato la richiesta dei danni da perdita parentale subiti dai fratelli e dalle sorelle di un uomo, vittima di un tumore al fegato per esposizione al Cvm (il clorovinilmonomero) avvenuta nello stabilimento Montedison di Marghera, confermando invece la condanna di primo grado in favore della vedova e condannando così Edison al pagamento di ulteriori 186.802 euro da danni subiti dai fratelli e sorelle dell’operaio deceduto, che era il più anziano tra tutti i quattro fratelli rimasti orfani in giovane età e che aveva, di fatto, ricoperto anche il ruolo di padre. Alla vedova, unica erede del marito, erano stati liquidati 186.300,00 in primo grado, oltre a 87mila euro quale danno da malattia». La sentenza della Corte respinge le posizioni di Edison - si legge - «essendovi prova che (il dipendente) è deceduto in esito a malattia professionale, come ha accertato il consulente tecnico dottor Zaramella. Dalla relazione si evince che il signore era dipendente di Edison dal 1971 e ovviamente non rileva che «fino ai primi anni Settanta non vi era conoscenza della cancerogenicità del CVM», come si sostiene in comparsa d’appello dell’azienda: il datore di lavoro ha in ogni caso l’obbligo legale di assicurare tutte le condizioni di sicurezza nel luogo in cui il prestatore deve svolgere le sue mansioni, e come detto, la consulenza è netta nel concludere che è deceduto per malattia professionale».