Due diversi Giudici hanno condannato l’Ente a pagare 620 mila euro ciascuno a due scaricatori
Altri due lavoratori del Porto colpiti da neoplasie causate dall’amianto che hanno respirato in polvere per decenni: uno è morto per un grave cancro polmonare e la Giudice del Tribunale Civile Silvia Bianchi ha condannato l’Autorità Portuale a risarcire 620 mila euro ai familiari. L’altro è malato da tempo per un mesotelioma pleurico e la Giudice del Lavoro Margherita Bortolaso ha condannato l’Autorità Portuale a risarcire l’ex operaio a 653 mila euro. Entrambi si sono affidati all’avvocato Enrico Cornelio.
Il primo ha lavorato come scaricatore in Porto dal 1970 al 1976 ed è deceduto nel febbraio di cinque anni fa. A chiedere il risarcimento sono stati la moglie, due figli e i nipoti. Il Giudice scrive che l’Autorità Portuale non ha contestato i fatti esposti dall’avvocato della famiglia e, quindi, “l’esposizione dell’amianto del dipendente in questione negli anni di svolgimento della propria attività lavorativa in Porto”. Così, per il Magistrato è apparso “equo riconoscere alla moglie 170 mila euro, tenuto conto che la coppia era sposata dagli anni sessanta e che la morte del congiunto è avvenuta in un momento della vita della donna (62 anni) in cui è particolarmente delicato gestire la perdita del compagno di una vita”. Quanto ai due figli la sentenza ha disposto 110 mila euro ognuno, nessuno risarcimento, invece, per i nipoti. Ventinovemila euro per le spese.
Il secondo dipendente ha lavorato presso la Compagnia lavoratori portuali dal 1969 al 1990.
“Che la patologia dipenda da esposizione all’amianto”, sostiene il Giudice, “è fuori discussione”, quindi, riporta che “costantemente emerge che gli scaricatori si occupavano anche dello scarico dalle navi di sacchi contenenti amianto. Durante la movimentazione dalla stiva della nave alla banchina tramite gru i sacchi, che erano di juta, a volte si rompevano con la conseguente uscita della polvere di amianto e di caduta a pioggia sugli scaricatori. Gli operai utilizzavano delle mascherine dapprima di carta e poi in gomma; l’amianto causato dai sacchi e depositatosi sul piazzale rimaneva dove era, prima di essere rimosso, anche per giorni. Veniva rimosso dagli scaricatori con badili”. Alla fine, la Giudice del Lavoro Bortolaso scrive che “accertata la responsabilità dell’Ente nella causazione della patologia dovrà pagare a titolo risarcitorio l’importo di 615 mila 788 euro.”
Inoltre, dovrà versare ottomila 500 per le spese legali sostenute dal dipendente della Compagnia lavoratori portuali. In entrambi i casi alle cifre stabilite dai Magistrati vanno aggiunti gli interessi.
Giorgio Cecchetti