Corriere del Veneto
12 Giugno 2008
LA SENTENZA FAMILIARI DI UN OPERAIO RISARCITI CON 20 MILA EURO
MORTO DI TUMORE PER L’AMIANTO «IL PORTO E’ RESPONSABILE»
MESTRE – il rimborso è stato di molto inferiore alla richiesta, tanto che sicuramente i familiari faranno appello, ma il principio è importante: se C.S., che ha lavorato per la Compagnia lavoratori portuali di Venezia dal 1969 al 2000, è morto di mesotelioma pleurico per inalazione di amianto, la colpa è anche dell’Autorità portuale. Lo scrive in un dispositivo pubblicato martedì, a cui seguirà la sentenza completa, il giudice del lavoro, Chiara Coppetta Calzavara, che ha accolto in parte la richiesta della moglie e dei figli dell’uomo, fulminato dalla malattia in pochi mesi nel 2003, rapprentati dagli avvocati Enrico e Claudia Cornelio.
Per anni S.C. aveva scaricato amianto da navi di proprietà del Lloyd Triestino, contenuta in sacchi di iuta e quindi a rischio inalazioni. Quello era stato il suo unico contatto con il materiale pericoloso, per il quale però non aveva strumenti di protezione efficaci, tanto meno forniti dall’armatore e dal Porto, e gli è stato fatale: i familiari hanno avviato due cause, una di lavoro per la sofferenza nei mesi della malattia e una civile per il danno procurato dalla morte.
La prima si è chiusa in primo grado con una condanna a pagare 19 mila e 800 euro ai familiari – che però ne avevano chiesti 387 mila – in quanto è «accertato» che la malattia patita in vita dal lavoratore «è ascrivibile alla responsabilità dell’Autorità portuale di Venezia», scrive il giudice. È stato invece riconosciuto il difetto di legittimazione passiva per Lloyd e anche su questo punto verterà il processo di appello. Ma il giudice ha riconosciuto che l’Autorità, in quanto datore di lavoro degli scaricatori portuali, è responsabile. «Anche perché – testimonia l’avvocato Enrico Cornelio – i casi si stanno moltiplicando: nelle ultime settimane sono venuti da me altri due ex lavoratori portuali con il mesotelioma»