ARCHIVIO RASSEGNE
31 Agosto 2022

Morì per colpa dell’amianto, il Porto deve pagare 1 milione

Il Gazzettino 

L’Autorità portuale di Venezia dovrà versare oltre un milione di euro agli eredi di un lavoratore portuale morto a causa dell’amianto. Lo ha stabilito la giudice del Tribunale civile di Venezia, Silvia Franzoso, accogliendo la richiesta formulata dall’avvocato Enrico Cornelio che in una precedente causa, di fronte alla sezione lavoro del Tribunale lagunare, aveva già ottenuto il riconoscimento dell’esistenza di un nesso di causalità tra il decesso e l’esposizione alle fibre d’amianto per motivi di servizio, nonché la liquidazione del danno sofferto in vita dal lavoratore.
Ora il giudice civile ha quantificato il risarcimento dovuto ai suoi prossimi congiunti per la perdita parentale: sia la vedova che i figli, fratelli, sorelle e nipoti.
Uno dei fratelli ha ottenuto il riconoscimento di una somma superiore agli altri in quanto aveva a sua volta lavorato al Porto e il giudice ha tenuto in considerazione la particolare situazione psicologica che lo ha colpito.
La sentenza potrà essere impugnata in appello, ma nel frattempo, è immediatamente esecutiva e dunque il risarcimento dovrà essere corrisposto, salvo decisioni contrarie da parte della Corte d’Appello che, su istanza dell’Autorità portuale, potrebbe decidere di sospendere l’esecutività.
L’operaio aveva lavorato per molti anni al Porto, a contatto con le fibre di amianto per poi ammalarsi di asbestosi polmonare e quindi morire di mesotelioma pleurico.
Il giudice del lavoro aveva già ritenuto responsabile l’Autorità portuale, in qualità di committente delle operazioni di scarico delle navi, per non aver predisposto le idonee misure di sicurezza per tutelare la salute dei lavoratori.
E ora il Tribunale civile ha confermato le conclusioni della prima sentenza, quantificando il dovuto agli eredi della vittima.
Il risarcimento più consistente spetta ala vedova: oltre 300 mila euro