ARCHIVIO RASSEGNE
17 Febbraio 2015

MORTO D’AMIANTO, MAXI PIGNORAMENTO ALLA POMETON

L’azienda deve risarcire ai familiari del suo ex operaio 670 milioni di danni morali
Martellago – Pometon non paga 670 milioni di danno morale agli eredi dell’operaio morto di amianto, pignorato il magazzino merci di Maerne. L’Ufficiale Giudiziario si è presentato sabato insieme all’avvocato Enrico Cornelio, legale dei familiari di A. B., operaio che dal 1960 al 1989 per 29 anni aveva lavorato per l’azienda e che morì di mesotelioma pleurico il 25 maggio del 2008. La prima sentenza del 2010 aveva accertato la responsabilità di Pometon per la malattia professionale perché per le attività di coibentazione in fonderia veniva usato l’amianto. “Costava poco meno della fibra di vetro, per un costo minimo in Italia sono state perse tante vite”, osserva l’avvocato Cornelio. La vicenda finora è arrivata in giudizio a tre cause: la prima sentenza del 2010 del Giudice del Lavoro riconosceva per la malattia 45mila euro, in appello si è arrivati a 150mila, tutti versati dall’azienda. Ma è la parte che riguarda il Giudice Civile che non è stata liquidata, 170 milioni alla vedova e 130 a ciascuna delle due figlie più relativi interessi per i danni morali, in totale 670 milioni per i quali sabato è scattato il pignoramento: 300 tonnellate di rame e altri granulati metallici che resteranno in deposito e non potranno essere venduti fino a quando il contenzioso tra la famiglia dell’operaio e l’impresa non sarà chiarito. Per la famiglia del signor B. i 670 milioni non fanno piena giustizia e per due motivi: perché nel resto d’Italia si applicano i risarcimenti più generosi del Tribunale di Milano (250mila euro per ciascun figlio 280mila per la vedova) e perché finora alle vittime è stata risarcita solo la malattia, non la morte. Però lo scorso anno la Cassazione con una sentenza rivoluzionaria (la 1361) ha stabilito che la vittima, in imminenza del decesso, va risarcita per la perdita della vita. La Cassazione ha rimesso il giudizio a Sezioni Unite ed è dal 18 giugno 2014 che i Giudici riflettono sulla questione: sarebbe una rivoluzione perché ogni processo potrebbe ricominciare dal primo grado.
A.B. aveva 75 anni quando è morto il 25 maggio del 2008 – spiega Cornelio – in altre condizioni avrebbe avuto un’aspettativa di vita di altri dieci anni, i nipotini da godersi”. Pometon può chiedere al Giudice la sospensione dell’esecuzione ma dovrà conservare in magazzino i metalli sequestrati senza poterli vendere.
Mo.Zi.