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12 Settembre 2023

Motoscafista morì per l’amianto, condannato il Cipriani Giudecca di Venezia

L'Hotel Cipriani srl di Venezia (Giudecca 10) è stato condannato a risarcire due fratelli che hanno perso il padre per tumore da amianto, rispettivamente con 318 mila e 311 mila euro, oltre interessi».
Così l’avvocato Enrico Cornelio presenta le conclusioni della sentenza con la quale la Corte d’appello ha affrontato il caso del signor P. V. , morto nel 2013 per mesotelioma pleurico, il tumore legato all’inalazione delle cancerogene fibre di amianto.
L’uomo ha lavorato come motoscafista dell’hotel Cipriani tra il 1970 e il 2003: “Shirley” era la barca che gli era stata assegnata per trasportare i turisti. Un motoscafo del quale – hanno acclarato i giudici di primo e secondo grado – l’uomo curava personalmente la manutenzione, eccedendo regolarmente al vano motore, dove è venuto in contatto con le fibre cancerogene, un tempo utilizzate nella coibentazione di tutti i mezzi, dai treni alle navi.

 
«C’è stata una lunga diatriba tra periti davanti al giudice del lavoro, sul fatto che questi lancioni fossero all’epoca coibentati con l’amianto», prosegue il legale, «la perizia affidata all’ingegner Zipponi, dopo la piallatura della parte interna dello scafo delle barche, fece emergere trucioli che bruciati fecero vedere al microscopio elettronico le micidiali schegge di fibre».
Si arrivò così a una prima sentenza del giudice del lavoro, favorevole al risarcimento danni nei a favore della moglie e dei figli. Sentenza impugnata dalla difesa dell’Hotel Cipriani Srl, che ha sostenuto che in corso di causa non fossero stati eseguiti accertamenti medico legali tali da giustificare quanto «la minima quantità di amianto rinvenuta in una delle imbarcazioni sia stata sufficiente a determinare un ambiente di lavoro insalubre, tale da esporre il signor V. al rischio di contrazione della malattia che ne ha causato il decesso».
Ricordando che nel tempo le imbarcazioni dell’hotel sono state ammodernate.
Nella loro sentenza, i giudici della Corte d’appello ricordano che è stato un accertamento medico legale a stabilire il nesso causale tra la morte dell’uomo e «la particolare patologia collegata all’esposizione ad amianto, delle mansioni svolte per molti anni dal lavoratori all’interno dello stabilimento e della mancanza di prova di esposizioni alternative in grado di spiegare il mesotelioma.
È noto che vige la regola del “più probabile che non”. «Il lavoratore aveva svolto per molti anni attività che lo hanno posto a diretto contatto con l’amianto usato per la coibentazione dello Shirley» e, ricordano i giudici d’appello, «l’articolo 2087 del codice civile stabilisce che l’imprenditore è tenuto ad adottare le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro (. ..) non compete affatto al lavoratore indicare come sostiene l’appellante “quali specifici mezzi di protezione” il datore di lavoro avrebbe dovuto fornire (....) e che almeno dall’inizio degli anni’70 la cancerosità dell’amianto fosse nota è conclusione più volte condivisa dalla giurisprudenza di legittimità».
Di qui il riconoscimento del diritto al risarcimento per la moglie (che nel frattempo è però deceduta) e i due figli: fatti i calcoli, compresa l’eredità della madre, per la Corte l’Hotel cipriani srl dovrà pagare 630 mila euro ai due fratelli. È possibile un eventuale ricorso in Cassazione da parte della società.