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21 Febbraio 2024

Sangue infetto, il Comune deve risarcire

Il Gazzettino di Venezia
È costata quasi un milione di euro al Comune di Venezia la trasfusione con sangue infetto alla quale nel 1972, all’ospedale civile di Venezia, era stata sottoposta una signora veneziana, la quale contrasse l’epatite C e successivamente contagiò anche il marito.
Per il decesso dell’uomo, avvenuto nel 2017, all’età di 70 anni, il Tribunale di Venezia ha condannato Ca’ Farsetti a risarcire i due figli e i nipoti per il danno sofferto a causa della perdita rispettivamente del genitore e del nonno. Fino al 1978, infatti, a rispondere dei danni provocati dalla struttura sanitaria era l’amministrazione comunale; solo successivamente la competenza è passata alla Regione e alle Ulss.
La causa contro il Comune è stata avviata dall’avvocato Enrico Cornelio, il quale ha annunciato di aver già promosso, in nome dei suoi assistiti, anche un’altra azione in sede civile per ottenere il risarcimento del danno da malattia subito dall’uomo mentre era in vita, dal 1992 (data di diagnosi della malattia) fino alla morte.
IL RISARCIMENTO
Lo scorso gennaio il Comune ha già versato agli eredi della vittima oltre 822mila euro a titolo di anticipo sul risarcimento complessivo e, pochi giorni fa, l’Avvocatura civica ha emanato una determina per mettere a disposizione i necessari ulteriori 150 mila euro. Ca’ Farsetti si riserva, comunque, la possibilità di presentare appello contro la sentenza di primo grado, emessa dal giudice Roberto Simone.
IL PRECEDENTE
Negli scorsi anni il Comune di Venezia era già stato chiamato a rispondere del risarcimento dovuto per l’infezione contratta dalla moglie dell’uomo, la quale è morta nel 2009: per quel primo decesso sono stati liquidati complessivamente circa due milioni di euro di cui oltre 500mila euro per il danno patito dalla madre in vita a causa dell’epatite C contratta durante la trasfusione di sangue.
La responsabilità di Ca’ Farsetti in relazione all’attività svolta dall’ospedale civile di Venezia, nel 1972, era stata già accertata in quella prima causa, con sentenza passata in giudicato.
Per quanto riguarda il risarcimento dovuto in relazione al decesso del settantenne, il giudice si è avvalso di una consulenza tecnica per avere conferma del nesso di causa tra la morte dell’uomo e precedente infezione da epatite C; per la quantificazione delle somme dovute a figlie nipoti si è basato su quanto previsto dalle tabelle adottate dal Tribunale, che tiene conte dell’età della vittima e dei sopravvissuti, nonché del legame affettivo e familiare.