Mirano. La Corte d’Appello ha ribaltato la sentenza dopo una guerra di perizie. Il neonato nacque con un’invalidità permanente dell’85%. Risarciti i genitori.
di Giorgio Cecchetti
MIRANO
La quarta sezione civile della Corte d’Appello, presieduta dal giudice Mario Bazzo, ha ribaltato la sentenza del Tribunale di Venezia e ha condannato l’Asl 13 di Mirano a pagare un milione e 246 mila euro di risarcimento ai genitori di un bambino invalido dell’85% in modo permanente a causa del ritardato intervento per farlo nascere dei medici della ginecologia di Mirano.
Le parti offese si sono affidate all’avv. Enrico Cornelio, il quale sottolinea tra l’altro la contraddittorietà della decisione dei giudici di secondo grado a fronte della sentenza emessa due anni fa dai colleghi di un’altra sezione della stessa Corte.
La sentenza del Tribunale che dava torto ai genitori del piccolo era basata sulla perizia medico legale del dr. Giovanni Del Frate, il quale escludeva un nesso causale tra le asserite insufficienze negli interventi durante il parto e il danno cerebrale provocato al neonato. I genitori avevano fatto causa a Del Frate, sostenendo che la sua perizia era falsa, ma sia il Tribunale sia la Corte d’Appello avevano dato torto alla coppia.
Ora, invece, un’altra sezione della Corte d’Appello ha accolto il ricorso dell’avv. Cornelio e lo ha fatto dopo aver affidato una nuova perizia medico legale, che contraddice dalla radice quella di Del Frate, effettuata dal medico legale e professore all’Università di Ferrara Francesco Avato. Stando alla nuova perizia, i gravi danni cerebrali al neonato sarebbero stati provocati da una mancanza di ossigeno quando ancora era un feto. “Nel caso in esame”, scrive il prof. Avato, “sarebbe stato d’uopo far nascere il feto almeno entro il 28-29 dicembre 1995… per altro è indubbio ed immediato constatare che, tra il 28 e il 31 dicembre di quell’anno, il monitoraggio della perdita di sangue venne sospeso”. La signora si era presentata in ospedale il 21 dicembre a causa di una grave perdita di sangue ed era stata fatta partorire con un taglio cesareo l’1 gennaio. Per il perito della Corte d’Appello, i ginecologi dell’ospedale di Mirano avrebbero dovuto “procedere all’intervento con taglio cesareo senza procrastinare talee decisione”. E ancora si legge: “risulta gravemente censurabile la condotta attendista dei sanitari, la quale ha comportato la sostanziale sottovalutazione del rischio derivante dalla sofferenza fetale asfittica, avendo dunque ritardato il necessario intervento mediante taglio cesareo”.
Sulla base di tutto questo i Giudici della Corte d’Appello hanno condannato l’Asl 13 a pagare 894 mila euro ai genitori del neonato, rivalutati con gli interessi dal 1996 a oggi. La cifra finale, dunque, sarà di un milione e 246 mila euro.