ARCHIVIO RASSEGNE
27 Settembre 2024

Tra parenti c’è sempre affetto. Risarcimento da 650 mila euro.

CORRIERE DEL VENETO 27.9.24
 
La sentenza del tribunale civile di primo grado era stata choc: nessun risarcimento per la moglie, il figlio e i fratelli di un ex operaio della Isolfin che aveva lavorato prima in appalto e poi come assunto alla Montedison di Marghera, morto nel 2016 per un mesotelioma pleurico, il classico tumore da amianto.
Ma non perché non fosse stato accertato il nesso di causalità tra la sua attività nello stabilimento per 4 anni (dal 1970 a l 1974) per la Isolfin e poi fino al 2009 per Edison, dove si era occupato della coibentazione delle condutture elettriche foderate con tela di amianto: ma perché, per il giudice, non era stata dimostrata dall’avvocato dei famigliari Enrico Cornelio la prova dei singoli legami personali con il defunto e il “contenuto della loro dimensione dinamico-relazionale”.
Ma la Corte d’appello, nei giorni scorsi, ha ribaltato la sentenza e riconosciuto circa 650 mila euro ai ricorrenti, sottolineando che la Cassazione ha più volte detto che “il legame affettivo del rapporto parentale è elemento presuntivo sufficiente a fondare la richiesta risarcitoria” e che “la sofferenza del familiare superstite è, per comune esperienza, connaturale all’essere umano; e che in caso deve essere la controparte a dimostrare che il parente che chiede i danni non aveva un legame affettivo con la vittima. Tanto più che in questo caso la moglie era convivente con l’uomo.
I famigliari avevano già ottenuto un risarcimento di 95 mila euro (anche in questo caso la Corte d’appello aveva aumentato la somma, seppur di poco, rispetto ai 76 mila euro del tribunale) per la rendita Inail.
La seconda causa riguardava invece il danno da perdita parentale e le spese funebri.